sabato 12 novembre 2011

NORCINI PALA: HAART self efficacy e compliance in HIV+

Ieri pomeriggio sono andata alla Bicocca ad ascoltare una lezione che Andrea Norcini Pala ha tenuto nell’ambito di un grande congresso di psicologia: la quinta edizione delle Giornate Nazionali di Psicologia Positiva - IL BENESSERE NEL QUOTIDIANO (http://www.psicologiapositiva.it/congressi_psicologia-positiva.htm). In una sessione intitolata Benessere e qualità  di vita in patologie gravi e croniche, Norcini Pala ha parlato di HAART self efficacy: favorire la compliance in pazienti sieropositivi, durante la quale ha raccontato della ricerca –cui HIVforum.info ha dato il suo contributo, grazie alle molte persone che hanno risposto al questionario messo online (cfr. QUESTIONARIO SU ASPETTI PSICOLOGICI E MALATTIA DA HIV) – sugli aspetti fisiologici che collegano depressione e malattia da HIV (si veda anche il thread Depressione, stress post-traumatico e infezione da HIV).
Due premesse:
1.       Nei mesi scorsi, Norcini Pala ha avuto l’opportunità di studiare/lavorare a Baltimora [... no, non da Bob alla Johns Hopkins, ma alla University of Mariland] dalla professoressa Lydia Temoshok, che è uno dei principali studiosi di marker immunitari e depressione e che studia l'HIV più o meno dagli esordi (qui trovate un paio di lavori recenti della Temoshok, che sono interessantissimi: Coping as a Multisystem Construct Associated With Pathways Mediating HIV-Relevant Immune Function and Disease Progression e Type C coping alexithymia and heart rate reactivity are associated independently and differentially with specific immune mechanisms linked to HIV progression). Ha la speranza di riuscire a invitarla a Milano e, se sì, ce lo farà sapere.
2.       Tutta la parte iniziale della relazione di ieri verte sui benefici e le difficoltà della HAART, sull’importanza di una perfetta aderenza per evitare la creazione di resistenze e il conseguente fallimento terapeutico, ma anche sui disturbi che l’assunzione degli antiretrovirali comporta, dall’ansia agli incubi vividi del Sustiva, dalla lipo ai disturbi gastrointestinali. Credo quindi che la si possa trascurare.
Passiamo al cuore della lezione: la questione della COMPLIANCE, cioè della buona aderenza al regime terapeutico. Questa dipende da quanto il paziente sente di avere un controllo sulla terapia (“self efficacy”), mediante i comportamenti che mette in atto. Il fatto di ritenere di non essere in grado di avere un controllo, per esempio, può portare a saltare la terapia durante i fine settimana.

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È stata creata una scala di “self efficacy”, relativa alla capacità di assumere correttamente la HAART e si è constatato che un alto grado di percezione della propria buona aderenza alla terapia ...
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Nell’ultimo anno, sono stati condotti tre studi su pazienti HIV+,  uno attraverso il questionario online (158 questionari perfettamente compilati) e uno attraverso interviste dal vivo condotte al Sant’Orsola di Bologna (110, con minor collaborazione rispetto ai questionari online).
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La HAART self efficacy predice bassi livelli di depressione e minor uso di sostanze, minori livelli di stress e migliore compliance.

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Il terzo studio ha comportato la valutazione dello stato di infiammazione connesso all’infezione da HIV, mediante la rilevazione dei livelli di alcune citochine infiammatorie (in particolare interleuchina 6 e tumor necrosis factor). Se ne è ricavato che la HAART self efficacy media la relazione fra stress e IL-6 (questa attiva degli enzimi che riducono la serotonina, così favorendo l’instaurarsi della depressione; inoltre, attivando i leucociti T, favorisce l’attivazione del virus latente).

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Quali le conclusioni tratte da Norcini Pala?
  • Che in ambito clinico gli interventi psicoeducativi per aumentare la HAART self efficacy possono possono comportare un beneficio clinicamente significativo per i pazienti;
  • che attraverso questi interventi è possibile favorire la compliance, e con ciò la riduzione sia dello stress sia della depressione;
  • che, per quanto siano necessari altri studi, si può tuttavia già ipotizzare che l’effetto della HAART self efficacy abbia una ricaduta positiva a livello fisiologico e quindi sulla progressione della malattia.


P.S. A breve dovrebbe uscire un articolo, in cui verranno pubblicati tutti i dati raccolti mediante i questionari.

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